Disturbo Algico (Dolore Acuto)
Il disturbo algico (Dolore Acuto) è relativamente comune. L’incidenza esatta è sconosciuta, ma negli USA il mal di schiena psicogeno da solo causa alcuni tipi di invalidità lavorativa, in una percentuale stimata dal 10 al 15% della popolazione adulta ogni anno.
Il dolore associato a fattori psicologici è comune in numerose condizioni psichiatriche, specialmente i disturbi d’ansia e dell’umore, ma nel disturbo algico il dolore è il disturbo principale.
Ogni parte del corpo può essere interessata, ma la schiena, la testa, l’addome e il collo sono probabilmente le più comuni. Il dolore può essere acuto o cronico ( quando supera i 6 mesi).
Vi può essere un disturbo fisico di base che spiega il dolore, ma non la sua gravità e durata, né il grado dell’invalidità che ne risulta. Quando è presente un disturbo di questo tipo, si pone diagnosi di disturbo algico associato sia a fattori psicologici che a una condizione fisica. Quando il disturbo fisico è assente, va posta diagnosi di disturbo algico associato a fattori psicologici.
La diagnosi, in genere, viene posta per esclusione di un disturbo fisico che spiegherebbe adeguatamente il dolore.
Il riscontro di agenti stressanti psicosociali può aiutare a spiegare il disturbo.
Come per i sintomi di conversione, la diagnosi a volte è suffragata dal riscontro di un senso metaforico nel sintomo; p. es., il paziente con mal di schiena associa il dolore all’essere stato “pugnalato alla schiena” o al “portare un fardello insopportabile”.
Riassumendo per una valtuazione diagnostica di disturbo algico, dobbiamo tenere in considerazione 5 criteri diagnostici generali così descritti:
- Il dolore in uno o più distretti anatomici rappresenta l’elemento principale del quadro clinico, ed è di gravità sufficiente per giustificare attenzione clinica.
- Il dolore causa malessere clinicamente significativo oppure menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre importanti aree.
- Si valuta che qualche fattore psicologico abbia un ruolo importante nell’esordio, gravità, esacerbazione o mantenimento del dolore.
- Lo psicologo dovrà valutare che il sintomo o deficit non sia intenzionalmente prodotto o simulato (come nei disturbi fittizi o nella simulazione)
- Il dolore non è meglio attribuibile ad un disturbo dell’umore, d’ansia, o psicotico e non incontra i criteri per la dispareunia.
Una valutazione clinica accurata da parte di un medico che abbia una buona relazione con il paziente, seguita da una valida rassicurazione, può essere sufficiente.
A volte, è efficace evidenziare in maniera empatica il rapporto con un evidente agente stressante psicosociale. Tuttavia, molti pazienti vanno incontro a problemi cronici il cui trattamento è molto problematico. I pazienti sono simili a quelli con disturbo di conversione.
Essi sono riluttanti ad associare il proprio problema agli agenti stressanti psicosociali e rifiutano qualsiasi forma di psicoterapia. Tendono inoltre a richiedere una relazione di dipendenza, che di solito comporta un’invalidità a lungo termine e il bisogno di una cura continuativa.
Si fanno visitare da molti medici con il manifesto desiderio di trovare un cura, ma richiedono un trattamento fisico per un disturbo che non é fisico. Rivalutazioni accurate e regolari da parte di un medico motivato, dotato di empatia, che si mantenga attento alla possibilità che si sviluppi un disturbo fisico significativo pur proteggendo il paziente da procedure non necessarie e potenzialmente costose o pericolose, offrono la migliore speranza di una palliazione a lungo termine.
Il supporto psicologico e la psicoterapia è molto utile per contenere e limitare sia il livello di dolore percepito sia per la creazione e la modulazione di comportamenti più adattivi.
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