Le compulsioni, definite anche rituali o cerimonie, sono comportamenti stereotipati e riproposti in modo automatico e acritico, estremamente ricorrenti, che obbligano e costringono il paziente a passare gran parte del suo tempo in tali attività.
Alcuni esempi di compulsioni sono:
- comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare,ecc.)
- azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule mentalmente,ecc.)
Lo scopo di questi comportamenti è quello di ridurre al minimo il disagio e la sensazione opprimente dell’ansia provocata dalle ossessioni. E’ il tentativo di sottrarsi a queste sgradevoli sensazioni che permettono al paziente di trovare, nella messa in pratica delle attività compulsive, la possibilità di sottrarsi dal concentrasi sulle sensazioni sgradevoli e soffermarsi sulle attività pratiche; che come prodotto secondario forniscono un apparente “adeguato” controllo sull’ansia.
Ogni compulsione trova con il tempo la sua interiorizzazione divenendo un abitudine, in seguito l’abitudine formatasi diviene un sistema di rigide regole comportamentali che portano a estremizzare tali controlli e tali azioni al punto da divenire ovviamente insostenibili o bizzarre agli occhi di altre persone.
A causa del rischio di essere mal giudicati o di risultare bizzarri, cosa che in se aumenta enormemente l’ansia e quindi porta alla comparsa indiretta di ulteriori compulsioni; i rituali finiscono con l’essere svolti lontani da familiari o di amici divenendo sempre più “privati” e resi, pressoché inesistenti agli occhi delle altre persone.