La Psicologia nel Processo di Cura

‘intervento ha avuto inizio 30/03/2006 e si è concluso il 23/06/2006. Esso era stato motivato dalla esigenza di esplorare, empiricamente, percorsi di cura alternativi o complementari a quelli classici della medicina, al fine di alleviare o risolvere la sofferenza del dolore cronico non oncologico.

L’iniziativa è stata concordata tra l’Unità Operativa di psicologica, l’Unità Operativa sperimentale di psichiatria, a conduzione universitaria del Q.3, l’Unità Operativa di algologia, il servizio di riabilitazione funzionale e l’unità operativa di reumatologia.
L’esperienza è stata condotta nella sede dell’Ospedale Palagi di Firenze, con un gruppo di 12 pazienti, di sesso femminile, di età compresa tra i 30 e i 64 anni, selezionate con campionatura random, e inviate dai Servizio di algologia e da quello di reumatologia, affette da dolore da almeno 6 mesi.

E’ dimostrato da tempo che i fattori psicologici, quali, il tono dell’umore, l’autostima, le proprie convinzioni sulla sofferenza e le abilità di coping, abbiano un importanza fondamentale nel regolare le capacità adattive degli individui con da dolore cronico.
Ad esempio, se il dolore persiste oltre un certo tempo e diventa intollerabile, la persona può smettere di compiere regolarmente le proprie attività, per paura di procurarsi ulteriori danni o peggiorare la propria sofferenza fisica.
Sono implicate le attività lavorative, quelle sociali e ricreative, e quelle più semplici della quotidianità domestica e familiare.
A mano, a mano che la persona si ritira entro ambiti più limitati, diventa meno attiva, i suoi muscoli si indeboliscono, la persona, può acquistare o perdere peso, provocando un decadimento delle sue condizioni complessive.

Tali cambiamenti ingenerano la convinzione di essere ormai invalidi, con ricorrenti pensieri pessimistici: “non guarirò mai“, “non potrò più lavorare“, “non avrò più alcun valore per la mia famiglia“, ecc.
Ne derivano stati d’animo ansiosi e/o depressivi che indubbiamente alimentano e amplificano i circuiti del dolore fisico.
Il fatto che le variabili psicologiche influenzino in modo significativo l’esperienza del dolore non significa che “il dolore è solo nella testa“, o che non sia reale.

La maggior parte dei pazienti affetti da dolore, ne soffrono realmente, anche se non ne è stata identificata la causa fisica. Tuttavia è innegabile che tali variabili influenzano, in termini di amplificazione ma anche in termini di attenuazione, la percezione del dolore.
La psicoterapia ipnotica associata a interventi congnitivi si è rilevata efficace sia ad aiutare i pazienti, rendendo loro il dolore più sopportabile, sia ad attenuare le disabilità e l’angoscia che ne deriva.Essa prende in esame i pensieri negativi sul dolore: “questa sofferenza mi uccide“, “sono ormai impossibilitato a far tutto, sono inutile“, “non riesco più a farcela“, e attraverso la ristrutturazione cognitiva, ne ridimensiona la portata, ne dimostra gli aspetti irrazionali e l’arbitrarietà.

Essa promuove l’incremento dei livelli di attività del paziente, migliora il suo funzionamento sociale e lavorativo, consentendogli esperienze psico-affettive più gradevoli.

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