Il fenomeno ipnotico si caratterizza per una particolare flessibilità cognitiva, per lo stato di attenzione modificata, per il pensiero dominato dal processo primario e per la ricettività dell’Io.
Durante l’ipnosi, si assiste a modificazioni momentanee e funzionali delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri, della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti. La trance ipnotica appare strettamente interrelata alla fisiologia ed alla struttura del sistema nervoso, centrale ed autonomo e connessa con i tratti personologici, con le aspettative del soggetto, con il contesto e con la qualità della relazione con l’ipnotista (Ducci, 2004).
Risulta evidente che non è possibile esaminare il ruolo dell’attenzione nella fenomenologia ipnotica, in maniera avulsa rispetto alla struttura ed alla fisiologia del sistema nervoso. Il cervello umano, come noto a partire dalla metà dell’Ottocento, ha ereditato una lunga storia naturale dall’evoluzione del vivente e, se si procede idealmente in direzione caudo–rostrale, lungo il sistema nervoso centrale, si osserva una sequenza di cinque stratificazioni anatomiche ben differenziate, esito di mutazioni evolutive (Edelman, 1992).
Le strutture basali sono costituite dal mielencefalo e dal metencefalo, che insieme formano il romboencefalo. Il romboencefalo, il mesencefalo ed in parte il diencefalo, costituiscono il tronco encefalico, mentre, parte del diencefalo e del telencefalo formano il proencefalo, che costituisce la parte apicale del sistema nervoso centrale.
Il telencefalo è la porzione più grande del cervello umano, è ricoperto dalla corteccia cerebrale ed assolve alle funzioni più complesse, come, dare inizio ai movimenti volontari, interpretare gli input sensoriali e mediare diversi processi cognitivi come l’apprendimento, il linguaggio e il problem solving (Pinel, 1992).
La corteccia cerebrale ricopre gli emisferi e ripiegandosi su se stessa forma giri, scissure e solchi, che consente di suddividere ciascuno degli emisferi in quattro lobi: frontale, temporale, parietale ed occipitale.
Il lobo frontale si occupa principalmente della regolazione dei movimenti volontari, corteccia motrice primaria e area premotoria e dell’articolazione del linguaggio scritto e parlato, area del Broca, normalmente situata nell’emisfero sinistro. Un’area estesa e non ben definita del lobo frontale, la corteccia prefrontale, è coinvolta in quelle situazioni funzionali che genericamente sono correlate ai concetti di personalità, di previsione e di intuito (Nolte, 1991).
La corteccia prefrontale è la più recente filogeneticamenete, appare anche coinvolta nella regolazione dei processi attenzionali ed inibita durante la trance (De Benedittis, 2004). Nell’uomo circa il 90% degli emisferi cerebrali è costituito da neocorteccia, fanno eccezione la corteccia olfattiva che ricopre la superficie ventrale dei lobi frontali e quella ippocampale. Corteccia olfattiva e ippocampale costituiscono la corteccia filogeneticamenete più antica, definita anche archicortex.
Riprendendo la concezione del “cervello trino” (De Benedittis, 2004), si può suddividere, in modo riassuntivo, questa struttura anatomica in tre aree funzionali. La prima, ovvero il “complesso rettiliano”, è costituito principalmente dalla formazione reticolare ascendente, che svolge funzioni vitali primarie.
La formazione reticolare si estende, dal punto di vista anatomico all’interno del tronco encefalo, dal limite caudale del mielencefalo a quello rostrale del mesencefalo. Il sistema reticolare appare fisiologicamente coinvolto in alcune funzioni specifiche e indipendenti, come il sonno, il movimento, il tono muscolare, i riflessi cardiaci, quelli circolatori, quelli respiratori e l’attenzione. La seconda area funzionale è costituita dal sistema limbico, il cervello del “mammifero antico”, ovvero, il “cervello viscerale”. Il lobo limbico comprende, anatomicamente, il peduncolo olfattivo, la circonvoluzione del cingolo, la circonvoluzione paraippocampale ed è disposto anatomicamente intorno al diencefalo.
Le strutture diencefaliche, in particolare il talamo, sono centri di primaria importanza nel sistema sensitivo e motorio. Il sistema limbico esprime la propria funzionalità nella regolazione delle risposte emotive e comportamentali, corrisponde al sistema emozionale e si occupa, nello specifico, della regolazione dei comportamenti motivati come la lotta, la fuga, il comportamento alimentare, quello sessuale. Il sistema limbico è connesso sia con le strutture che costituiscono il “complesso rettiliano”, che con le strutture neocorticali, rende possibile l’interpretazione degli stimoli esterni e interni, contribuendo alla strutturazione della visione della realtà, propria di ogni individuo.
Alcune strutture limbiche, inoltre, come la corteccia cingolata, l’ippocampo e l’amigdala, risultano coinvolte anche nel processo ipnotico. L’amigdala, ad esempio, stimola il mantenimento ed il ripristino dello stato di veglia, mentre l’ippocampo, in modo antagonista sembra stimolare il mantenimento dello stato di trance (De Benedittis, 2006). L’ultima area è quella della neocorteccia, ovvero il cervello del “mammifero recente”, deputata alle funzioni superiori di tipo cognitivo.
Le strutture principali del sistema limbico: il talamo anteriore, l’ipotalamo e i corpi mammillari, l’ippocampo, l’amigdala, il setto, il fornice e la corteccia cingolata. Sono illustrati anche i bulbi olfattivi che sono connessi a diverse strutture limbiche (Pinel, 1992).
E’ lecito a questo punto ipotizzare che l’importanza evolutiva dell’attenzione si esprima nel ruolo trasversale svolto proprio dai meccanismi attentivi nel permeare i diversi livelli cerebrali da quello più “arcaico”, necessario ad alcune funzioni vitali, a quello “viscerale”, deputato alla regolazione dei comportamenti motivati ed alla analisi dei segnali sensoriali, fino al livello più “alto” degli emisferi cerebrali superiori. Il processo attenzionale sembra dunque deputato ad integrare armoniosamente questi tre livelli funzionali, selezionando, in tempi brevi, i dati provenienti dalle pulsioni, dalla elaborazione dei dati sensoriali e dalle riflessioni che si associano razionalmente alle esperienze precedentemente acquisite, programmando il comportamento di risposta adeguato.
La capacità di prestare attenzione soltanto ad un piccolo insieme di stimoli e di riflettere su di essi in modo rapido, implica infatti una immediata ed estesa integrazione di tutte le potenzialità cerebrali, dall’istinto, alla motivazione, all’elaborazione sensoriale, alla riflessione. Tali funzioni aggregative, che risiedono principalmente nei lobi frontali, consentono di accomunare le pulsioni indotte da uno stimolo esterno, rafforzarle con elementi affettivi ed accoppiarle con la volontà derivante da una ragionevole e rapida riflessione. In particolare, la corteccia prefrontale sembra deputata a svolgere un ruolo determinante nel controllo sull’attività cognitiva ed istintuale (Faglioni, 1995).
Nella trance ipnotica grazie alla flessibilità cognitiva, si assiste alla momentanea e reversibile sospensione dei meccanismi di controllo cognitivi superiori e tale processo, definito di dissociazione, comporta una perdita momentanea della capacità di integrazione tra il livello cognitivo e quello emotivo-motivazionale (Gruzelier, 2006). Questo particolare stato di coscienza, che definiamo ipnosi, è uno stato psicofisico dinamico, caratterizzato dalla prevalenza di funzioni immaginativo–emotive, rispetto a quelle critico–intellettive e da fenomeni ideoplastici, che ratificano l’avvenuto processo di dissociazione. L’ipnosi, in ultimo, può esser considerata come la risultante della sospensione parziale della funzione integrativa, con la conseguente emersione di sub-routines comportamentali ed affettive, archiviate a livello sub-corticale (Santoru, 2006).
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