Le neuroscienze cognitive hanno ragionevolmente stabilito che il cervello umano è un insieme di circuiti neurali codificanti specifiche funzioni, in modo specifico ed integrato. Non esiste un unico processo attentivo, ma dei sistemi attenzionali con differenti funzioni: allerta, orientamento, selezione e focalizzazione (Raz, 2005). Il ruolo dei lobi frontali, è quello di trasformare le memorie integrandole in una struttura narrativa coerente; lesioni in queste aree possono produrre un deficit delle funzioni esecutive e gravi disturbi nelle strutture narrative delle memorie personali. Pazienti con difficoltà nel focalizzare l’attenzione sui dettagli di uno stimolo mostrano un danno nella zona temporo-parietale sinistra, mentre pazienti con difficoltà nel concentrarsi sulla globalità di una scena, possono avere danni alla corteccia temporo-parietale destra.
Le connessioni tra le aree frontali e parietali dell’emisfero destro, appaiono necessarie per il mantenimento dello stato attentivo definito di allerta e le connessioni tra zone frontali e corteccia sono deputate alla risoluzione dei conflitti (Posner, 2004). La corteccia prefrontale, ha connessioni reciproche virtualmente con tutti i sistemi sensoriali e motori, sia corticali che sottocorticali e regola quindi numerosi processi mentali e comportamentali. Le aree prefrontali appaiono deputate a selezionare, organizzare e sintetizzare, secondo un principio direttivo, le informazioni ricevute in modo discontinuo nel tempo e fondamentali per l’apprendimento, la memoria e l’astrazione e il giudizio. La funzionalità prefrontale si occupa anche di rendere le esperienze trascorse utilizzabili al momento in cui le circostanze impongono nuove forme di pensiero e di comportamento, ad esempio nell’inventiva e nell’inibizione, nella previsione, nella valutazione e nella progettazione. Quando queste funzioni vengono meno, l’orizzonte di autoconsapevolezza e l’autonomia decisionale si riducono. La corteccia prefrontale media anche l’associazione coerente tra comportamento ed emozione, infatti, i pazienti frontali esperiscono il livello emotivo provocato da una situazione, ma falliscono nell’associarvi il comportamento opportuno (Faglioni, 1995).
Gli stati mentali definiti comunemente come stati alterati di coscienza, fra cui l’ipnosi, sono determinati principalmente, ma non solo, da una “disregolazione transitoria” dell’attività della corteccia prefrontale. Questa ipotesi poggia su studi psicologici e neurofisiologici del sogno, della meditazione, dell’ipnosi, di trance naturalistica e di stati indotti da farmaci. La riduzione transitoria dell’attività corticale prefrontale, sembra essere una caratteristica comune a tutti gli stati alterati di coscienza e l’unicità fenomenologica di ogni singolo stato, sembra risiedere nell’autosufficienza differenziale di vari circuiti frontali (Dietrich, 2003). L’alterazione funzionale del corteccia prefrontale, si riverbera sulle strutture sottocorticali, come sistema limbico, giro del cingolo, diencefalo e sulle strutture tronco-encefaliche.
Durante l’ipnosi si assiste ad un’alterazione delle funzioni cerebrali, ovvero, depotenziamento globale dell’attività corticale, alterazioni del circuito talamo-fronto-limbico, che si occupa dei processi attentivi di orientamento, focalizzazione dell’attenzione e abituazione sensoriale, che produce cambiamenti in aree corticali diverse, con emersione funzionale delle strutture gerarchicamente inferiori. Rainville et al., hanno confermato che la corteccia cingolata anteriore, il talamo e le strutture mesencefaliche del tronco encefalo, sono coinvolte nella strutturazione dello stato ipnotico e nello specifico, il rilassamento ipnotico comporta un decremento dell’attivazione corticale, mentre l’assorbimento ipnotico si caratterizza per un aumento del flusso ematico, corrispondente a maggiore sforzo, in zone corticali e sottocorticali deputate al controllo dei meccanismi attentivi (Rainville, Duncan, Price, Carrier e Bushnell, 1997).
La mente può essere considerata una sintesi esperienziale e concettuale di una realtà costituita da una pluralità di processi operanti a diversi livelli, organizzati gerarchicamente e coordinati da una modalità di processamento superiore. Circuiti neurali differenti ma interconnessi ed allocati in aree corticali e sottocorticali differenti, processano una mole di informazioni relative ad ambiti e livelli diversi, ovvero cognitivo, emotivo e viscerale, che possono essere anche attivati in modo dissociato, ad esempio in ipnosi. A tali strutture corticali e sottocorticali corrispondono una serie di moduli mentali che elaborano una enorme mole di informazioni, anche ad un livello sottostante rispetto a quello della coscienza ordinaria. Queste strutture appaiono integrate in una forma di percezione unificante, la mente conscia, che gestisce tali flussi informativi (Edelman, 1992). L’esperienza cosciente viene quindi generata in un aggregato, formato da più sottoinsiemi di gruppi neurali (Edelman e Tononi, 2000). La capacità di saper integrare in maniera coerente cognizioni, percezioni e motivazioni, agganciandole all’esperienze pregressa, è un’operazione che la mente umana compie in continuazione, sotto il monitoraggio dell’esecutivo centrale.
La trance ipnotica rappresenta uno dei prodotti possibile dell’indebolimento momentaneo e reversibile delle capacità integrative, caratterizzato dal processo dissociativo (Santoru, 2006). La dissociazione è un processo spontaneo, geneticamente determinato, omeostatico ed adattativo, selezionato negli animali superiori dalla pressione ambientale e attivato dal pericolo, dal dolore e dal rilassamento. L’ipnosi e la dissociazione, hanno quindi in comune la modificazione dello stato di coscienza, in cui si verifica una perdita funzionale e reversibile delle capacità aggregative superiori, con conseguente disaggregazione tra espressioni implicite ed esplicite della memoria, della percezione e dell’azione (Ducci e Casilli, 2004). La dissociazione, come pure l’associazione, sono due processi che avvengono al di sotto della coscienza e sono, anche essi, epifenomeni della funzionalità di complessi circuiti sottocorticali. Nello stato ipnotico al cambiamento dello stato di coscienza, si associano cambiamenti fisiologici e comportamentali.
L’ipnosi può essere considerata il risultato della parziale sospensione della funzione integrativa conscia, con la conseguente emersione di sub-routine affettive e comportamentali, archiviate a livello sottocorticale in moduli indipendenti.
Le modificazioni delle sensazioni, delle percezioni, dei pensieri, della consapevolezza, della memoria e dei comportamenti, caratterizzate da uno stato di attenzione modificata e di particolare flessibilità cognitiva, si verificano in virtù di tratti personologici e aspettative del soggetto contesto e dalla qualità della relazione con l’ipnotista (Ducci, 2004), nella trance ipnotica. Questo stato di coscienza, differente dal normale stato di veglia e da tutte le fasi del sonno, connotato da una particolare condizione psicosomatica, nel quale ci si aspetta che scaturiscano utili cambiamenti psicologici, neuroendocrini, metabolici ed in generale biologici, all’interno di una condizione relazionale particolare nella quale questi cambiamenti possano compiersi in sicurezza, viene utilizzato a fini terapeutici nell’ipnoterapia (Antonelli, 2005).
Nello stato ipnotico coesistono quindi elementi neuropsicolgici, cognitivi, affettivi, emozionali e relazionali, come la creazione di un transfert e controtransfert positivo, di uno stato empatico e di una sincronia interattiva fra terapeuta e soggetto, ovvero, il rapport ipnotico, utilizzabili in forma terapeutica e all’induzione di uno stato di trance più profondo, corrisponde lo spostamento del fuoco dell’attenzione dal piano percettivo a quello emotivo, ovvero dalla realtà esteriore a quella interiore dell’individuo (Castelli e Rabboni, 2004). Il terapeuta, riconoscendo i segnali fisiologici della trance, può utilizzare un linguaggio metaforico e allegorico, per creare delle realtà ipnotiche nelle quali l’individuo, attingendo alle proprie risorse profonde e agli apprendimenti esperienziali, può sviluppare nuove associazioni.
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