John Bowlby ha contribuito a dimostrare come lo sviluppo armonioso della personalità del bambino dipenda da un adeguato attaccamento alla figura materna, infatti la teoria dell’attaccamento di Bowlby prende in considerazione il legame del bambino con la madre come punto focale e determinante del suo sviluppo successivo.
La teoria di Bowlby appartiene alle teorie etologiche, ed ha integrato gli studi dell’etologia con la psicologia dello sviluppo, egli infatti, studiando i neonati si accorse che molti dei loro comportamenti innati si trovavano anche nei piccoli degli animali e le sue osservazioni lo portarono a sostenere che l’attaccamento sociale tra il piccolo e la madre era necessario per uno sviluppo normale.
Questo autore distingue due classi di comportamenti di attaccamento caratteristici della specie: quelli di segnalazione (sorriso, pianto, ecc.) e quelli di accostamento (aggrapparsi, seguire, etc) entrambi le classi svolgono la funzione di assicurare un contatto fisico e la vicinanza con la madre; infatti la funzione della madre consiste nella protezione del bambino dai pericoli esterni.
Quindi l’attaccamento può essere definito come una classe di comportamenti intenzionalmente rivolti a provocare e mantenere la vicinanza di una persona che viene scelta come figura principale di attaccamento.
Bowlby distingue 4 fasi nell’ontogenesi dell’attaccamento:
- 1.Orientamento e segnali senza discriminazione della persona (fino alle 12 settimane). Durante questa fase il bambino non discrimina le persone e risponde alla madre come agli altri esseri umani. I fenomeni tipici di questa fase sono le reazioni al contatto umano e i meccanismi di segnalazione quali: pianto, balbettioe sorriso, che vengono attivati in funzione di una ricerca di contatto.
- 2. Orientamento e segnali diretti verso una o più persone discriminante (dai 3 ai 6 mesi). In questa fase il bambino discrimina la figura familiare da quelle sconosciute.
- 3. Orientamento verso una figura d’accudimento mediante segnali e ricerca attiva di vicinanza (dai 3 mesi ai 6 anni). Il bambino ricerca la vicinanza della madre e protesta per la separazione, inoltre usa la figura d’attaccamento come base sicura per l’esplorazione e mostra ansia per l’estraneo.
- 4.Formazione di una rapporto reciproco corretto secondo lo scopo (dai 3 anni in poi). La comparsa del linguaggio modifica la comunicazione. Il bambino comincia a rendersi conto dei sentimenti e intenzioni della madre.
Secondo Bowlby, aver sperimentato figure di accudimento sensibili e disponibili verso gli altri favorisce la maturazione di un atteggiamento globalmente fiducioso nei riguardi delle relazioni umane e di un sentimento di sé positivo; al contrario, aver avuto figure di accudimento inadeguate genera scarsa fiducia in sé e negli altri e aspettative negative riguardo alle relazioni intime. Questa interazione tra il bambino e la figura che se ne prende cura è chiamato “il fenomeno della base sicura”, ed è un fenomeno centrale nella teoria dell’attaccamento. Il bambino usa il genitore come base sicura da cui partire per le sue esplorazioni: genitore e bambino restano in contatto per essere sicuri di potersi avvicinare nel caso si presenti per il piccolo un potenziale pericolo.
Un apetto fondamentale della teorizzazione di Bowlby è che il comportamento dei genitori, il modo in cui essi interagiscono e rispondono ai bisogni dei figli condizionano non solo il loro equilibrio emotivo ma anche il modo in cui affronteranno le varie situazioni della vita.
I principi della teoria dell’attaccamento formulati da Bowlby sono stati successivamente verificati da Mary Ainsworth, che ha condotto una lunga serie di complesse osservazioni su gruppi di bambini, anche provenienti da diverse culture, per valutare come si comportavano in una situazione sperimentale nota come Strange Situation. Si tratta di una procedura osservativa ideata appunto per studiare il comportamento di attaccamento e di esplorazione del bambino di un anno, che si svolge in un laboratorio attrezzato con giocattoli ed è costituita da una sequenza standard di otto episodi, della durata di tre minuti ciascuno. Di rilievo sono due fasi di separazione e due di riunificazione con la madre e la presenza o assenza di una persona estranea mentre il bambino sta con la madre o da solo.
Durante la situazione sperimentale il bambino è esposto a 8 episodi ansiogeni, che elicitano comportamenti che normalmente spingerebbero un bambino a cercare conforto dalla madre. Le caratteristiche stressanti della situazione includono: la non familiarità della stanza, l’essere in presenza di un adulto estraneo e due episodi di separazione dal genitore. Queste caratteristiche servono per innalzare i livelli di vigilanza del bambino e provocare in lui un’intensa richiesta di conforto e rassicurazione. Difatti dopo un periodo preliminare nel quale il bambino ed il genitore (generalmente la madre) giungono in una stanza, che è un ambiente ignoto al bambino, dove si trovano dei giocattoli ed un adulto estraneo, il genitore lascia due volte la stanza e due volte ritorna, in modo che per due volte il bambino rimanga nella stanza ignota ed in presenza di un adulto non familiare.
Le differenze tra le diverse diadi madre-bambino si osservano dopo le due brevi separazioni, quando la madre e il bambino si riuniscono.
Il modo in cui il bambino si comporta in questa situazione (separazione e ricongiunzione) è ritenuto un forte indicatore della qualità dell’attaccamento tra lui e la figura caregiver che è coinvolta nella SS. Durante i primi esperimenti della Ainsworth, la maggior parte dei bambini era in grado di tollerare il primo allontanamento senza allarme. Al secondo o al terzo allontanamento, i bambini reagivano secondo tre modelli caratteristici, ed in base a ciò l’Autrice ha individuato tre categorie di attaccamento:
- ·A (insicuro-evitante), il comportamento del bambino è organizzato nell’evitare la figura d’attaccamento e per concentrare selettivamente l‘attenzione sul gioco e sull’ambiente. Quando la madre lascia il bambino solo non protesta e quando torna dopo una breve separazione evita attivamente ogni contatto con lei.
- B (sicuro), l’attenzione del bambino è orientata coerentemente sia al genitore che si allontana, per richiamare la sua attenzione, sia all’esplorazione e al gioco quando è in presenza della madre. Negli episodi di ricongiungimento il bambino appare rassicurato dal ritorno della madre e ne ricerca la vicinanza.
- C (insicuro-ambivalente), l’attenzione del bambino sembra focalizzarsi esclusivamente sulla madre, che pur tentando di distrarre il bambino con gli oggetti dell’ambiente, non riesce in realtà ad offrirgli quella risposta di contenimento emotivo che consenta al bambino d’interagire con lei e con l’ambiente in modo fluido. Quando la madre lo lascia solo con un estraneo protesta intensamente come i bambini sicuri ma al contrario di questi non appare prontamente rassicurato dal ritorno della madre, infatti il bambino ricerca la vicinanza della madre, ma allo stesso tempo rifiuta il contatto.
- Main e Solomon hanno identificato un’ulteriore categoria denominata gruppo .
- D (disorganizzato/disorientato) questo modello d’attaccamento è caratterizzato dalla disorganizzazione, cioè i comportamenti sono privi di obiettivi, contraddittori e conflittuali; inoltre il bambino appare disorientato, cioè attua comportamenti che segnalano una mancanza di orientamento nell’ambiente circostante.
Attraverso i risultati ottenuti dalla strange situation si è potuto, inoltre, riscontrare rilevanti correlazioni tra i comportamenti del bambino e l’atteggiamento da parte della figura di attaccamento verso di lui. Le madri dei bambini “sicuri”, rispondono sensibilmente e in modo appropriato allle richieste del figlio, fornendogli soltanto, quando ne vengono richieste (pianto) il conforto e la protezione necessari; le madri dei bambini evitanti, indisponibili alle richieste del bambino, rifiutanti ed ostili nello stesso tempo, manifestano avversione al contatto fisico, hanno mimica rigida, e poco espressiva e sembrano addirittura infastidite dalle richieste di conforto e protezione che il bambino rivolge loro; le madri dei bambini “resistenti”, intrusive e ipercontrollanti limitano la tendenza del bambino all’esplorazione autonoma dell’ambiente, ed appaiono imprevedibili ed incoerenti nella disponibilità a rispondere alle esigenze di attaccamento del bambino; le madri dei bambini “disorganizzati-disorientati” spesso presentano una mancata elaborazione del lutto o del “trauma”, il ricordo di esperienze di abuso sessuale o di altra violenza subita da bambine, o gravi forme di disturbo bipolare per cui non interagiscono con il figlio in termini di richieste e mostrano un comportamento spaventato e dolente, non correlato a quanto accade in quel momento all’ambiente, che disorienta il bambino, poiché la madre diviene allo stesso tempo rifugio e fonte di angoscia.
L’aspetto cruciale dell’attaccamento nello sviluppo della specie umana è che attraverso questa relazione il bambino interiorizza quelle strategie che mantengono, nel modo più adattivo possibile, il contatto con la figura d’attaccamento, queste costruzioni sono state chiamate da Bowlby Modelli operativi_interni. Sulla base delle esperienze di attaccamento con i genitori e delle quotidiane interazioni con loro , il bambino costruisce fin dai primissimi anni di vita una rappresentazione interna, mano a mano più definita, di sé e delle sue figure di attaccamento fondamentali; parallelamente si crea delle aspettative rispetto alla relazione con loro. I ricordi collegati alle esperienze emotive nel rapporto con la figura di attaccamento vengono organizzati ed aggregati, e formano una specie di filtroche il bambino usa per interpretare le info provenienti dal mondo esterno, e prefigurarsi le reazioni dei genitori alle proprie richieste di cura/attenzione.In pratica, le esperienze ripetute danno vita a schemi mentali per i quali il bambino si aspetta, in situazioni simili, risposte simili. I MOI organizzano le azioni del bambino, sia rispetto ai genitori che, più in generale nei riguardi di tutte le situazioni nuove che si trova ad affrontare.
E’ sulla base dell’insieme di queste interazioni che il bambino costruirà il modello interiore di se stesso, e il modello generale di relazione che applicherà quando si troverà ad interagire con persone nuove. Questi schemi non sono immutabili, anche se si assiste ad una progressiva interiorizzazione di queste strutture cognitive, che di per sé tendono a stabilizzarsi e a divenire tratti peculiari della personalità dell’individuo.
I modelli operativi interni (MOI) di un genitore sono strettamente collegati al tipo di legame di attaccamento che il bambino tenderà a sviluppare, esiste un elevato grado di predittività fra stilr di attaccamento e genitore e gli schemi comportamentali che il bambino farà propri. Per studiare questo collegamento Mary Main ed altri autori misero a punto un altro strumento di valutazione, L’Adult Attachment Interview, un’ intervista nella quale si chiede al genitore di ripercorrere le proprie esperienze di un attaccamento durante l’infanzia, di valutare come venivano da lui vissute le esperienze di separazione, e che genere di effetti abbia comportato tutto ciò sulla sua vita attuale. Risultò che nel 70-80% dei casi esisteva una corrispondenza tra il tipo di attaccamento del genitore e quello del bambino.
La teoria dell’attaccamento ha notevoli risvolti applicativo-professionali: sono interessanti a questo proposito gli studi longitudinali per correlare i pattern di attaccamento a comportamenti psicopatologici. Questi studi mirano sostanzialmente a valutare l’andamento della relazione tra pattern di attaccamento e psicopatologia, allo scopo di sviluppare presidi preventivi.
Un’interessante sviluppo della teoria dell’attaccamento bowlbiana è la teoria sullo sviluppo della personalità proposto da Lorenzini e sassaroli. L’ipotesi fondante presentata dagli autori prevede un collegamento tra legami di attaccamento, stili cognitivi, e sviluppo di disturbi di personalità. Secondo questa teoria, tutti nascono con l’attesa di un attaccamento sicuro, e se questa previsione non si verifica, si entra in una fase intermedia ed instabile di attaccamento, insicuro ambivalente; se l’esperienze di rifiuto si ripetono, si può evolvere verso un attaccamento insicuro evitante.
Un attaccamento sicuro può sviluppare uno stile cognitivo di ricerca attiva, cioè il sistema cognitivo cerca di ampliare i propri confini esplorando e sottoponendo alla prova di falsificazione le proprie ipotesi. Gli autori sostengono, e qui ci addentriamo nell’ambito applicativo-professionale che esiste una corrispondenza tra atta.sicuro, stile cognitivo di ricerca attiva e assenza di disturbi di personalità.
Un attaccamento insicuro ambivalente può determinare uno stile cognitivo di evitamento, proprio di individui che restringono il loro campo esplorativo e tendono a non incorrere in invalidazioni. Questo tipo di attaccamento e stile cognitivo sono propri dei disturbi di personalità: dipendente, in cui la strategia di evitamento è utilizzata per evitare il contrasto con gli altri; ossessivo compulsivo, dove la strategia di esitamento è al servizio del perfezionismo; evitante in cui l’altro è considerato in cui l’altro è considerato un importante validatore della propria identità e ciò lo trasforma in un giudice pericolosissimo da evitare e fuggire.
L’attaccamento insicuro evitante può determinare uno stile cognitivo di immunizzazione, propria di sistemi cognitivi che annullano gli effetti dell’invalidazione con ipotesi ad hoc o con la riduzione del contenuto empirico delle previsioni. Questa configurazione è caratteristica dei d. di personalità paranoico, in cui le previsioni sulla cattiveria del mondo restano immuni da qualsiasi confutazione; schizoide, dove domina la totale indifferenza verso gli altri e loro idee; schizotipico, in cui all’indifferenza per le relazioni sociali si aggiunge la bizzaria nel disturbo del pensiero e la creazione di una realtà separata, autartica e privata.
L’attaccamento disorganizzato può sviluppare uno stile cognitivo ostile, proprio di individui che screditano la fonte da cui provengono le invalidazioni e ribadiscono con più forza la propria costruzione dei fatti. Questo tipo di attaccamento e stile cognitivo sono presenti nei disturbi di personalità: antisociale, caratterizzato dalla manipolazione degli altri e dalla manacanza di rimorzo poiché l’esterno è composto non di persone ma di oggetti da manipolare per raggiungere la soddisfazione dei propri bisogni; borerline in cui il senso di identità è estermamente fragile e inconsistente ed è presente un disperato bisogno degli altri per ritrovarsi e riconoscersi, fino al punto che quando l’altro si nega si trasforma in un nemico da annientare.
Il modello teorico sopra esposto offre un esempio di come una T. sulla personalità può essere utile in ambito clinico anche se schematizzazioni di questo genere rischiano di ridurre problematiche complesse e spesso multidimensionali a semplificazioni eccessive, utili magari a comprendere meglio il quadro generale di un disturbo ma poco esplicative del perché una persona ha sviluppato proprio quello specifico disturbo e non un altro.
Il destino psicologico di una persona non è scritto in nessun luogo. Esistono condizioni di partenza per cui è più probabile che un individuo possa affrontare la vita con un bagaglio di sicurezza interiore,fiducia in sé e negli altri, tali da renderlo più forte, mentre una persona che parta da relazioni primarie difficoltose, insicure sarà probabilmente più vulnerabile. Ma in ogni caso la possibilità di conoscersi, chiedere aiuto, cambiare e migliorare resta sempre aperta per ognuno: in fondo, questa è la grande potenzialità e speranza che la psicologia e la terapia possono offrire.
Fonte: (Riassunto da) “Psicologo verso la professione” , P.Moderato-F. Rovetto; ed. Mc Graw Hill
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