L’ipnosi è uno stato alterato di coscienza, al quale si associano delle modificazioni a livello del sistema nervoso centrale e, verosimilmente, anche periferico.
Il progresso delle neuroscienze, soprattutto in termini di elettrofisiologia e di neuroimaging, sta avendo un’importante ricaduta anche nel campo dell’ipnosi, sancendo la realtà del processo ipnotico e stabilendone i fondamenti neurobiologici.
Studi pionieristici sull’ipnosi hanno utilizzato pazienti epilettici, per i quali erano indicate metodiche diagnostiche di registrazione dell’attività elettrica cerebrale profonda. Tali studi hanno dimostrato empiricamente, in questi pazienti, un aumento del ritmo “alfa” e “beta”, concomitante ad una diminuzione del ritmo patologico lento “theta” in stato di trance, rispetto alla veglia e a maggior ragione rispetto al sonno, che, in questi pazienti, si comporta come un attivatore della soglia epilettogena.
L’EEG di soggetti normali in ipnosi, comparato con quello degli stessi soggetti in veglia, ha anche permesso di identificare e comprendere alcuni meccanismi neurofisiologici sottesi allo stato ipnotico ed anche questi studi hanno focalizzato l’attenzione su una particolare onda dell’EEG: il ritmo “alfa”.
L’elevata attività di fondo di tipo “alfa”, è solitamente riscontrata nei soggetti sani in condizioni di particolare rilassamento e in alcune forme di meditazione e così, almeno storicamente, questo ritmo è stato associato ad una condizione di relativa inattività funzionale del sistema nervoso. Attraverso analisi spettrale di frequenza dell’ EEG, è stato anche evidenziato che nello stato di riposo vigile, la maggior parte dei soggetti destrimani presenta una maggior quantità di ritmo “alfa” nell’emisfero destro, rispetto al sinistro. In condizioni di trance ipnotica, almeno nei soggetti altamente ipnotizzabili, si ha un’inversione del profilo spettrale del ritmo “alfa”, con una sua predominanza all’emisfero sinistro.
Assumendo, quindi, che l’attività “alfa” sia inversamente proporzionale all’attivazione funzionale dell’emisfero, si può concludere che, durante la condizione ipnotica, si assista ad una riduzione relativa dell’attività funzionale emisferica sinistra e ad una prevalenza emisferica destra.
Le evidenze sopra descritte non sono condivise dall’intera comunità scientifica, tuttavia, è stato rilevato che in ipnosi, a differenza di quanto si osserva nello stato di veglia, si nota un’attività EEG non congrua con il compito richiesto e questa incongruenza è attribuita all’azione inibitoria di strutture sottocorticali di encefaliche, sull’attivazione corticale compito specifica durante la trance (Antonelli, 2005).
Allo stato di trance si associa anche una condizione di rilassamento psicofisico, che richiama il ruolo del sistema nervoso autonomo e studi su soggetti volontari sani, hanno confermato che il rilassamento ipnotico, ottenuto attraverso una trance neutra, si associa ad un’intensa azione di rimodulazione del sistema nervoso autonomo e questo effetto appare direttamente proporzionale alla suscettibilità ipnotica del soggetto.
Si è osservato inoltre che la stimolazione elettrica cerebrale profonda di strutture limbiche, quali l’amigdala e l’ippocampo, determina sistematicamente il risveglio dalla trance nel primo caso ed il suo approfondimento nel secondo. In questo modo è stata documentata la presenza di una “bilancia limbica”, in grado di mediare lo stato di trance (Carnevale, 2006).
Le metodiche di neuroimaging, ad esempio PET e Risonanza Magnetica Funzionale, hanno inoltre contribuito significativamente a chiarire il ruolo delle strutture corticali e sottocorticali nel mantenimento dello stato di trance ed hanno permesso di osservare significative attivazioni della corteccia occipitale visiva, associata alle visualizzazioni ipnotiche, della corteccia parietale inferiore, associata alla codificazione somato-spaziale e di quella pre-frontale, associata alle funzioni cognitive superiori in condizioni d’ipnosi neutra. Per quanto riguarda i potenziali evocati corticali visivi, uditivi e olfattori esistono risultati contraddittori. L’analisi dei potenziali evocati corticali somatosensoriali non ha rilevato significative differenze nella latenza e nell’ampiezza delle componenti nelle condizioni di trance e di veglia, mentre una diminuzione d’ampiezza è stata riferita in esperimenti di ipnoanalgesia (Antonelli, 2005).
Grazie agli studi effettuati tramite la PET si è osservato che le realtà prodotte in ipnosi sono virtuali solo sino a un certo punto, poiché immaginare o compiere effettivamente un’azione attiva i medesimi circuiti neurali, teoria dei “neuroni specchio” (Balugani e Ducci, 2007).
In ultimo appare che in ipnosi si verifichi un cambiamento dello stato di coscienza, connotato da un’alterazione del ritmo cerebrale, al quale si associa l’alterazione di altre attività dell’organismo.
L’ipnotista, riconoscendo i segnali fisiologici della trance, passa all’utilizzo di un linguaggio metaforico – allegorico, proprio dell’emisfero cerebrale destro e così, diviene possibile creare delle “realtà ipnotiche”, nelle quali l’individuo, attingendo alle sue risorse profonde e agli apprendimenti esperienziali, può fare nuove esperienze e sviluppare nuove associazioni (Castelli e Rabboni, 2006).
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