Il rapporto tra coscienza e attenzione è stato da sempre al centro del dibattito scientifico nella storia della psicologia (Posner e DiGirolamo, 2000).
La coscienza, fino all’avvento del cognitivismo che, nella seconda metà del novecento, iniziò a porre al centro dei propri studi i processi attentivi, restituendo dignità al mentalismo, era considerata, dal pensiero positivista, posto alla base delle teorie comportamentali, un concetto metafisico inutile e dannoso (Mecacci, 1992). Lo sviluppo delle neuroscienze cognitive ed i metodi di indagine sperimentale hanno contribuito a rendere nuovamente la coscienza una rispettabile materia di ricerca scientifica, evidenziando le basi neurofisiologiche dell’ipnosi e degli altri stati alterati di coscienza (Gruzelier, 2006).
L’esperienza cosciente, secondo il modello proposto da Edelman, si sviluppa come un aggregato, formato da più sottoinsiemi di gruppi neurali, definito “nucleo dinamico”, il quale è collocato anatomicamenete nel sistema talamo-corticale e nelle regioni associate. La caratteristica fondante questo “nucleo dinamico” è quella di essere sia altamente differenziato, che estremamente integrato (Edelman e Tononi, 2000).
Questo significa che gruppi di neuroni differenti codificano funzioni differenti, ma allo stesso tempo, questi stessi gruppi neurali, reagiscono rapidamente tra di loro per dare luogo ad una scena cosciente ed a comportamenti coerenti.
La scena cosciente è unificata ed è impossibile, per la coscienza, elaborare due scene incoerenti tra loro (Ducci e Casilli, 2004). Il circuito talamo-corticale, sede del “nucleo dinamico” e posto alla base della creazione di una coscienza unificata, appare intuitivamente assimilabile al circuito talamo-corticale, posto alla base della “teoria del circuito triangolare” dell’attenzione proposta da LaBerge (LaBerge, 2000).
Diagramma schematico di un circuito triangolare che connette i neuroni della colonna corticale V1 con i neuroni della colonna corticale V2. Connessioni dirette, provengono dallo Strato 2 (Layer 2) di V1 e terminano negli strati mediali di V2; connessioni indirette provengono dallo Strato 5 (Layer 5) di V1, fanno sinapsi sulla cellula talamica di contatto (relay), e terminanno negli strati mediali di V2. Per semplificare l’illustrazione, i neuroni dei nuclei reticolari non sono mostrati nella figura (LaBerge, 2000).
L’attenzione sembra giocare un ruolo fondamentale nella variazione dello stato di coscienza, al quale, nello stato ipnotico, si associano anche cambiamenti fisiologici e comportamentali.
Nello specifico, nella fase induttiva, si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza, connotato da una accentuata presenza di onde alfa sul tracciato EEG che è osservabile anche in altri stati meditativi. A questa prima fase di rilassamento, si associano cambiamenti fisiologici dipendenti dal sistema nervoso autonomo, come il rallentamento del respiro e della frequenza cardiaca, che indicano una riduzione dell’attività del sistema simpatico (De Benedittis, 2004).
L’induzione di uno stato di trance più profondo, si caratterizza per lo spostamento del fuoco dell’attenzione dal piano percettivo a quello emotivo, ovvero dalla realtà esteriore a quella interiore dell’individuo (Castelli e Rabboni, 2004).
Nel passaggio dalla veglia alla trance l’individuo esperisce la destrutturazione momentanea del suo stato di coscienza ordinario e può avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione, di irrealtà, di alterazione dello schema corporeo, associate a fantasie e immagini fugaci, che sono tipiche della dissociazione. La dissociazione, come pure l’associazione sono due processi che avvengono al di sotto della coscienza e sono l’epifenomeno della funzionalità di complessi circuiti sottocorticali.
Nello stato di trance, oltre ai cambiamenti fisiologici descritti, attraverso l’interazione di strutture quali la corteccia frontale e prefrontale, l’ippocampo, il sistema limbico, talamo e ipotalamo, le emozioni vengono modulate e memoria ed apprendimento vengono integrati (Ducci, 2005).
L’ipnosi ed i sintomi dissociativi, hanno quindi in comune la modificazione dello stato di coscienza, in cui si verifica una perdita funzionale e reversibile delle capacità aggregative superiori, con conseguente disaggregazioni tra espressioni implicite ed esplicite della memoria, della percezione e dell’azione (Ducci e Casilli, 2004).
Questo stato di coscienza, differente dal normale stato di veglia e da tutte le fasi del sonno, connotato da una particolare condizione psicosomatica, nel quale ci si aspetta che scaturiscano utili cambiamenti psicologici, neuroendocrini, metabolici ed in generale biologici, all’interno di una condizione relazionale particolare nella quale questi cambiamenti si compiono in sicurezza, viene utilizzato a fini terapeutici nell’ipnoterapia (Antonelli, 2005).
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